sabato 5 dicembre 2009

Il Conflitto



In Europa nel 1939 si era andato definendo sempre più il disegno imperialistico tedesco, volto a espandere il territorio abitato dai tedeschi. Dopo aver annesso l'Austria, conquistato la Boemia, sottomesso la Slovacchia, nel settembre 1939 Hitler invase la Polonia, avendo prima firmato un'alleanza militare con l'Unione Sovietica DI Stalin.  Di fronte a questo ulteriore grave atto, le potenze occidentali, Francia e Gran Bretagna, dichiararono guerra alla Germania, ma non riuscirono ad impedire la conquista, da parte dei tedeschi, della Polonia, della Danimarca e della Norvegia. Nella primavera del 1940, Hitler volse l'esercito tedesco contro la Francia, che in poche settimane venne spazzato via.Il 10 giugno 1940, quando ormai la Francia era allo stremo, l'Italia fascista di Mussolini dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Conquistata la Francia e la Daninarca cercò, inutilmente, di invadere la Gran Bretagna, mentre in Africa l'Italia perdeva la colonia etiopica a vantaggio degli inglesi. Nell'ottobre del 1940 l'Italia intraprese la conquista della Grecia, partendo dalla colonia albanese, ma, di fronte ai disastri militari italiani, dovette intervenire la Wermacht tedesca, che, in pochi giorni, conquistò la Jugoslavia e invase la Grecia. Nel giugno del 1941 la Germania iniziò l'invasione dell'Unione Sovietica, sostenuta anche in quest'opera dall'esercito italiano. Le armate nazi-fasciste giunsero fino a Mosca, Leningrado e Stalingrado, ma nel febbraio 1943 subirono una pesante sconfitta che le costrinse a ritirarsi disordinatamente verso ovest. In Oriente, frattanto, il Giappone nel dicembre 1941 aveva aggredito gli statunitensi, provocandone l'intervento in guerra. Nel settembre 1943 l'Italia, dopo aver perso anche la colonia libica, venne occupata per la parte meridionale dagli alleati anglo-americani.Così il 25 luglio di quell'anno il re fece arrestare Mussolini, nominando Badoglio capo del governo e il fascismo venne dichiarato decaduto. Lo stesso governo Badoglio l'8 settembre 1943 firmò l'armistizio con gli alleati e subito dopo fuggì, assieme alla corte, a Brindisi nel territorio controllato dagli americani, mentre l'esercito tedesco invadeva l'Italia del centro-nord.  Iniziò così la guerra di Resistenza in Italia, che vide contrapporsi le truppe irregolari partigiane ai soldati tedeschi occupanti e al risorto esercito fascista della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Frattanto l'Armata Rossa sovietica avanzava da est e gli alleati erano sbarcati in Normandia. Nel maggio 1945 ebbe termine la guerra in Europa con la conquista dell'intera Germania da parte degli eserciti alleati. Il Giappone continuò la guerra ancora fino ad agosto, quando le due bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki posero fine al conflitto mondiale. 

JUGOSLAVIA








Tito







Josip Broz(questo il vero nome di Tito)nasce nel 1892 in un villaggio croato, da madre slovena e padre croato. Nella prima guerra mondiale è fatto prigioniero dai russi. Nel 1917 partecipa alla rivoluzione d’ottobre a Pietroburgo e nel 1921 ,tornato in patria, entra in clandestinità dopo che il Partito comunista è messo fuori legge. Nel 1928 è condannato a cinque anni di carcere, durante i quali approfondisce la sua formazione marxista, e in seguito è a Mosca dove lavora all’internazionale comunista. Nominato segretario generale dei comunisti jugoslavi,Tito rinnova l’apparato dirigente del partito e al momento dell’invasione delle truppe dell’Asse può contare su un’organizzazione efficiente e ramificata in Serbia,Slovenia e Croazia. È il principale leader delle formazioni partigiane jugoslave e alla fine del conflitto presiede il Comitato popolare di liberazione. Dopo il 1945 entra in conflitto con Stalin e instaura un regime comunista che si allontana dal modello sovietico. Guida la Jugoslavia nel difficile cammino verso l’autonomia e promuove lo sviluppo economico puntando sull’autogestione. Più tardi Tito sarà la figura di spicco del movimento dei paesi non allineati.
Muore nel 1980.

CINA








Chiang-Kai-shek









Jiang Jieshi nasce a Fenghua nel 1887 . Uomo politico cinese,sale al potere come fondatore e presidente della Repubblica della Cina Nazionale nel 1949 fino alla sua morte. Portò a termine gli studi militari a Tokyo dove,nel 1907, conobbe Sun Yat-Sen, fondatore del Guomindang (il Partito nazionalista cinese), al fianco del quale partecipò sia alla rivoluzione che portò alla costituzione della Repubblica Cinese (1911) sia alla successiva lotta contro Yuan Shikai, uno dei "signori della guerra". Inviato nel 1923 in Unione Sovietica per studiare il sistema sociale e militare dei "soviet", l'anno dopo assunse la direzione dell'accademia militare del Guomindang. Il crescere dei conflitti interni al partito dopo la morte del suo fondatore nel 1925 non impedirono a Jiang Jieshi di portare a termine con decisione l'azione contro i centri di potere dei signori della guerra nelle regioni settentrionali. Nel frattempo maturò la rottura definitiva con la componente comunista del Guomindang, sfociata nel 1930 in una vera e propria guerra civile, che fu combattuta contemporaneamente al conflitto inteso a contrastare l'invasione giapponese della Manciuria. Non essendo riuscito a impedire che le forze guidate da Mao Zedong sfuggissero all'assedio dei governativi con la Lunga Marcia del 1934, Jiang fu costretto a stringere con Mao una tregua per costituire un fronte comune contro i giapponesi. Il lungo conflitto sino-giapponese, sfociato nel più ampio scenario della seconda guerra mondiale, consentì a Jiang di rivestire il ruolo di rappresentante ufficiale della Cina nelle conferenze di guerra alleate, succedutesi a partire dal 1942. Al termine del conflitto mondiale, nel 1945, si riaprì la guerra con i comunisti. Il regime, fondato sul potere personale di Jiang e della sua famiglia, si rivelò inefficiente e corrotto e si trovò ben presto in difficoltà. Fallita la mediazione tentata dagli Stati Uniti nel 1946-47, lo scontro volse presto a favore dell'esercito maoista, che nel 1949 obbligò Jiang a fuggire a Taiwan, assieme a oltre due milioni di seguaci. Con l'aiuto economico e militare degli Stati Uniti, il leader nazionalista fece dell'isola uno stato indipendente da lui stesso governato, perseguendo una politica di sviluppo economico che portò il paese a essere fortemente competitivo nel commercio estero. Alla sua morte, avvenuta il 5 aprile 1975 a Taipei, gli succedette il figlio Jiang Qinghuo.

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MAO ZEDONG






Nasce nel 1893 in una famiglia contadina e svolge studi irregolari. Nel 1911 entra nell’esercito repubblicano, quindi (1913-18) frequenta la scuola normale. Subisce l’influenza del pensiero occidentale e della Rivoluzione d’Ottobre, e nel 1921 a Pechino entra a far parte del Partito comunista, che lo invia come proprio agente nella regione natale di Hunan. Qui organizza associazioni di contadini, rielaborando l’impostazione marxista-leninista e convincendosi della possibilità di iniziativa rivoluzionaria autonoma da parte delle masse rurali nel contesto cinese. Ben presto entra in contrasto con la dirigenza del Partito comunista, sviluppando una personale prospettiva rivoluzionaria basata sull’azione di guerriglia nelle campagne. DaI 1927, dopo la rottura dell’alleanza fra i comunisti e il Guomindang di Chiang Kai-shek, Mao guida la battaglia contro quest’ultimo, promuovendo la riforma agraria nelle zone occupate e saldando la lotta armata a una prospettiva di rivoluzione economica. Nel 1931 fonda una repubblica comunista nelle regioni di Hunan e di Kiang-si. Per sfuggire all’avanzata delle truppe di Chiang Kai-shek, nell’ottobre del 1934 dà inizio alla “lunga marcia”, percorrendo con i suoi seguaci oltre 5.000 chilometri e conquistandosi sul campo il titolo di capo del movimento comunista cinese. Di fronte all’invasione del paese da parte del Giappone, stipula una tregua con Chiang Kai-shek per una difesa comune.
AlIa fine della seconda guerra mondiale i due schieramenti si fronteggiano in una guerra civile, che si concluderà nel 1949 con il pieno successo di Mao. Si apre così la lunga vicenda della Repubblica popolare cinese, che vede Mao dedicarsi all’edificazione della società comunista, prima di affrontare una fase caratterizzata dai contrasti con l’Unione Sovietica e dal tentativo di garantire autonomia e prestigio alla Cina, facendone un punto di riferimento per il movimento comunista internazionale. Il“grande timoniere” muore nel 1976.







FRANCIA








Edouard Daladier






Nato a Carpentras nel 1884, è deputato radicalsocialista dal 1919. Più volte ministro dal 1924, tra il 1933 e il ‘34 è presidente del consiglio in due successive occasioni: deciso fautore del governo di fronte popolare di Léon Blum (1936-37), dopo lo sfaldamento della coalizione di sinistra viene chiamato a formare il suo terzo gabinetto (10 aprile 1938). La precaria e instabile situazione politica interna Io costringe a piegare il capo di fronte all’arroganza hitleriana e, seppur a malincuore, sottoscrivere gli accordi di Monaco: il 4 ottobre « rompe » col fronte popolare che ne ha criticato aspramente « la resa » a Hitler. In realtà, la sua è una politica incerta, che sarà riscattata nel 1939, quando saprà onorare gli impegni verso la Polonia.

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Henri Philippe Pétain






Henri Philippe Pétain,maresciallo e uomo politico francese,fu il capo del governo filotedesco di Vichy, costituito nel 1940, dopo la disfatta della Francia di fronte all'avanzata tedesca, nella seconda guerra mondiale. Generale durante la prima guerra mondiale, si mise in luce per l'efficace difesa di Verdun contro le truppe tedesche nel 1916. L'anno successivo ottenne il comando dell'esercito e riuscì ad arginare la grave ondata di ammutinamenti verificatisi nei mesi precedenti; nel 1918 fu nominato maresciallo di Francia e al termine del conflitto prestò servizio nel Marocco francese. Nel 1934 divenne ministro della Guerra; in seguito fu ambasciatore in Spagna (1939-1940), ma dopo l'invasione tedesca della Francia (1940) venne richiamato e nominato vicepresidente del Consiglio. Nel giugno dello stesso anno sostituì Paul Reynaud come capo del governo e il 22 del mese firmò l'armistizio con la Germania. Ottenuti i pieni poteri dall'Assemblea nazionale riunita a Vichy, divenne capo del nuovo governo collaborazionista della Francia non ancora occupata. Insieme al primo ministro Pierre Laval, impose un regime di stampo fascista, strettamente dipendente dalla Germania di Hitler. Quando gli Alleati sbarcarono in Francia, nel 1944, Pétain si rifugiò in Germania e poi, dopo la caduta del Terzo Reich, in Svizzera. Al termine della guerra tornò volontariamente in Francia, dove si costituì e venne processato per alto tradimento. Nell'agosto del 1945 fu condannato a morte; in seguito la pena venne commutata nell'ergastolo.

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Charles de Gaulle 







Nato a Lille il 22 novembre del 1890, a 18 anni sceglie la carriera militare e nell'agosto del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, è sottotenente. Fatto prigioniero dai tedeschi nel 1916, verrà liberato con l'armistizio nel settembre dell'anno successivo. Diventa capitano e nel '22 ottiene l'ammissione alla scuola superiore di guerra. Nel '31 viene distaccato presso il segretariato generale della difesa, ed è lì che inizia ad interessarsi agli affari di Stato. Il 3 settembre del '39, quando la Francia dichiara guerra alla Germania, ha raggiunto il grado di colonnello. La Francia, arriva all'appuntamento fatale in condizioni sociali e politiche disastrate. Nel '36 il Fronte popolare delle sinistra vince le elezioni, ma il governo del socialista Leon Blum non riesce a risollevare le sorti del paese, che giunge impreparato alla guerra. Il 1° giugno del '40 de Gaulle viene nominato generale di brigata e sottosegretario alla difesa. Ma la situazione precipita. A metà giugno, di ritorno da un incontro con premier inglese Winston Churchill, apprende a Bordeaux delle dimissioni del primo ministro Paul Reynard, sostituito dal maresciallo Philippe Petain, che si affretta subito a chiedere un armistizio alla Germania. Per la Francia inizia un periodo, che ancora oggi pesa sulla coscienza di molti: il "collaborazionismo" con gli occupanti, che porterà una parte della società francese, primo fra tutti il governo, trasferito a Vichy, a condividere l'odio e la follia dei nazisti. De Gaulle ripara a Londra da dove, il 18 giugno, lancia dai microfoni della Bbc un famoso appello ai francesi perché resistano ai tedeschi. Qualche giorno dopo denuncia l'armistizio e questo gli vale una condanna a morte in contumacia. Dall'Africa organizza le forze della Francia libera e il 3 giugno del '44 viene nominato presidente provvisorio della repubblica dal Consiglio della difesa, nato in Congo nel '40. Un governo che alla fine di ottobre, viene riconosciuto dalle grandi potenze, Usa, Urss e Gran Bretagna. Vinta la guerra, scacciati i nazisti dalla Francia, all'inizio del '46 de Gaulle rimette il suo mandato di presidente provvisorio, con la speranza che il paese faccia ancora appello a lui. Ma le elezioni che si svolgono in autunno lo vedono sconfitto. Nasce così la IVª repubblica, quasi una fotocopia di quella precedente. Tuttavia, de Gaulle è ormai lanciato in politica e, nell'aprile del '47, dà vita al suo movimento, il "Rassemblement du peuple français", che riporta subito un grande risultato alle elezioni amministrative. Ma nelle politiche del '51 l'effetto positivo si sgonfia. Per il Generale inizia un periodo di volontario esilio politico nel suo ritiro di Colombey-les-Deux-Eglise, mentre il paese misura le difficoltà di governo create dal sistema politico introdotto con la IVª repubblica e l'inizio della fine di quello che era stato l'impero coloniale. Ma dopo la sconfitta a Dien Bien Phu,nel maggio del 1954, De Gaulle viene richiamato dal suo esilio, e il 1° giugno '58, è eletto dall'Assemblea nazionale presidente del Consiglio. Il 21 dicembre viene eletto presidente della repubblica. A mezzanotte e dieci del 28 aprile, si dimette da presidente,dopo che nell'aprile del '69 de Gaulle promuove un referendum per dare maggior potere alle Regioni e al Senato, ma viene battuto. Muore il 9 novembre del 1970,in autoesiliazione.



De Gaule e Kennedy

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Paul Reynaud



Paul Reynaud,nato a Barcelonnette, Basses-Alpes nel 1878 , fù uomo politico francese, primo ministro quando le truppe tedesche invasero il paese nel 1940. Durante gli anni Trenta fu più volte ministro delle Finanze, delle Colonie e guardasigilli. Acceso oppositore dell'armistizio sostenne la guerra a oltranza contro gli aggressori tedeschi. Formò il suo Gabinetto nel marzo del 1940, pochi mesi dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel maggio dello stesso anno la Francia subì l'invasione delle truppe tedesche e Reynaud si trovò a dover fronteggiare anche le crescenti pressioni esercitate dagli altri membri del governo, che insistevano affinchè il paese avanzasse una richiesta di armistizio. Piuttosto che cedere, Reynaud decise di rassegnare le dimissioni; poco dopo venne arrestato dal nuovo governo di Vichy. Al termine della guerra ritornò alla politica attiva, e nel 1958 presiedette la commissione che ratificò la costituzione della Quinta Repubblica. Morì a Neuilly-sur-Seine nel 1966.

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 Pierre Laval







Pierre Laval, (Càteldon, Puy-de-Dòme 1883 - Fresnes 1945), uomo politico francese, guidò il governo collaborazionista di Vichy nel periodo dell'occupazione tedesca, durante la seconda guerra mondiale. Tra il 1931 e il 1935 fu più volte ministro. Come ministro degli Esteri, nel 1935 concluse un patto di mutua assistenza militare con l'Unione Sovietica e, con l'Inghilterra, il cosiddetto accordo Hoare-Laval, con cui i due paesi riconoscevano, in pratica, legittimità alle mire espansioniste dell'Italia fascista in Etiopia.L'indignazione dell'opinione pubblica per questo accordo ne causò l'annullamento e provocò la caduta del governo Laval (gennaio 1936). Sconfitta la Francia dai tedeschi, nel giugno del 1940 Laval, che aveva voluto la pace a ogni costo, divenne vicepresidente del consiglio del governo provvisorio collaborazionista, con sede a Vichy, e braccio destro del primo ministro, il maresciallo Henri-Philippe Pètain, che concluse l'armistizio con la Germania. Due anni dopo Laval, divenuto capo del governo, collaborò pienamente con le potenze dell'Asse. Abolì gli ultimi resti del sistema parlamentare e impostò il governo di Vichy sulla base dei principi totalitari della Germania nazista. Dopo la liberazione della Francia venne processato e giudicato colpevole di alto tradimento e collaborazione con il nemico; il 15 ottobre 1945 fu giustiziato.











STATI UNITI

  





Franklin Delano Roosevelt





Franklin Delano Roosevelt nacque ad Hyde Park, New York, il 30 gennaio 1882 da un'antica famiglia con lontane origini olandesi. Si laureò in legge alla Groton School e ad Harvard. A soli ventotto anni il giovane avvocato riuscì ad entrare nella vita politica, facendosi eleggere, per il partito democratico, Senatore dello Stato di New York. Nel 1920 fu sottosegretario di Stato alla marina con il Presidente Wilson, poi si candidò, sempre con i democratici, alla vicepresidenza. Purtroppo l'anno seguente fu colpito da un grave attacco di poliomielite, che lo privò per sempre dell'uso delle gambe e che gli stroncò l'ascesa politica. Dopo nove anni, con un enorme sforzo di coraggio e con l'aiuto ed il sostegno della moglie, l'ambiziosa Eleanor, riuscì a riprendersi e fu eletto governatore dello Stato di New York. Nel 1932 si candidò, per il partito democratico, alla presidenza e, l'8 novembre, vinse le elezioni. Roosevelt ottenne 22.821.857 voti ed i suffragi di 472 grandi elettori, il presidente uscente Hoover ebbe solo 15.016.43 voti e 59 grandi elettori. Il neo - Presidente ottenne la maggioranza in 42 Stati su 48. Il candidato socialista N. Thomas raccolse 824.781 voti ed il candidato comunista W. Zebulon Foster solo 102.000 voti. In quel momento L'America versava in una grave crisi economica e sociale che aveva provocato un collasso dell'apparato produttivo. Ma il presidente neo - eletto, che collaborava già da tempo con uno staff di esperti, che i giornalisti avevano definito "Brain - Trust", non scoprì le sue carte prima di essersi insediato stabilmente alla Casa Bianca. Prima rifiutò di concertarsi con Hoover, poi rischiò di non ricoprire mai il mandato. Infatti, il 15 febbraio 1933 a Miami, nello Stato della Florida, un comunista italiano, Giuseppe Zangara, già residente da tempo negli Stati Uniti, sparò sette colpi di pistola su Roosevelt. Il presidente, che stava rientrando da una crociera alle isole Bahamas sullo yacht del suo amico V. Astor, uscì incolume dall'attentato, ma il sindaco di Chicago, Anton Cermak, che era seduto al suo fianco, fu ferito molto gravemente e morì il 6 marzo seguente.


 
Roosevelt e i Reali d'Inghilterra

L'assassino fu subito arrestato, fu condannato alla sedia elettrica e venne giustiziato il 20 marzo dello stesso anno in una prigione dello Stato della Florida. Questo episodio fu considerato dagli americani di buon auspicio: diversamente da Lincoln, da Garfield e da McKiley, il presidente, come il suo lontano parente Theodore Roosevelt, era sfuggito alla morte in un attentato. Sabato 4 marzo 1933 Roosevelt, indicato dai giornalisti con le sole iniziali F D R, prestò solenne giuramento sulla Bibbia di famiglia; alla cerimonia dell'insediamento presidenziale a Washington erano presenti più di centomila persone nonostante il vento glaciale e la minaccia di un'imminente nevicata. La produzione agricola ed industriale era paralizzata da una crisi di sovrapproduzione e la disoccupazione cresceva in misura allarmante: più di 13 milioni di disoccupati, di cui 1 milione solo a New York, 350.000 ragazzi americani avevano abbandonato la scuola e 20.000 laureati erano alla vana ricerca di un lavoro. Enormi profitti industriali erano concentrati nelle mani di una ristretta cerchia di persone, la gran massa dei consumatori aveva, invece, redditi modesti e quindi un potere d'acquisto che non poteva reggere il ritmo produttivo; la sfrenata speculazione finanziaria aveva distolto la Borsa dalla sua normale funzione equilibratrice, l'amministrazione repubblicana, seguendo fedelmente il principio del non intervento dello Stato nelle questioni economico - sociali, non aveva cercato alcun rimedio per la crisi. Il 6 marzo 1933 Roosevelt convocò il Congresso in una sessione straordinaria e, facendo riferimento ad una legge del 1917, decise la chiusura di tutte le banche per quattro giorni, pose l'embargo sull'oro e sull'argento e sospese la convertibilità del dollaro. Queste decisioni non mancarono di stupire il mondo intero, ma tutti gli americani approvarono la decisione del Congresso che aveva accordato al presidente pieni poteri. "F.D.R." ordinò l'emissione di 2 miliardi di dollari, sospese le transazioni sull'oro e proibì ai privati di possederne, con minacce di sanzioni molto gravi. L'effetto psicologico fu notevole, convalidato ancor più dalla cosiddetta conversazione "accanto al caminetto" alla quale, tramite la radio, convocò tutti i cittadini americani la domenica del 12 marzo: per la prima volta un presidente degli Stati Uniti entrava personalmente nelle case di tutti, chiamandoli "Miei cari amici…" e continuò dicendo "…La civiltà è un albero vecchio: man mano che cresce aumentano i rami marci. I Radicali dicono abbattiamolo, i Conservatori dicono non tocchiamolo, noi Liberali cerchiamo il mezzo per salvare il tronco vecchio ed i rami giovani". Poco tempo dopo il Congresso seguì le direttive del Presidente: ridusse del 15% gli stipendi e le pensioni, inviò 250.000 giovani disoccupati a lavorare al rimboschimento delle foreste per 30 dollari al mese. Anche Wall Street reagì positivamente alle direttive presidenziali: quando le banche riaprirono, i corsi risalirono del 15 % in una sola volta, chi possedeva oro lo cambiava con azioni e obbligazioni. L'Agriculture Adjustement Act (AAA) risolse la crisi di sovrapproduzione agricola, stabilendo premi ed indennità per gli agricoltori che avessero ridotto l'area coltivata. Un’altra ratifica del Congresso definì la fine del "Proibizionismo": ormai si poteva fabbricare (e consumare) birra con il 3,2 % di alcol. Il 7 aprile alcune casse piene di birra vennero trasportate da Milwaukee a Washington, poi un camion, decorato con i colori dell’Unione, le aveva trasportate fino alla Casa Bianca con un cartello "Signor Presidente, la prima birra è per Lei!". Eleanor Roosvelt, fermamente proibizionista, fece trasferire le casse al "Press Club", ben conoscendo i gusti dei giornalisti. Nel 1935 Roosevelt riprese la politica di difesa delle classi lavoratrici, con il Nacional Labor Relation Act, più conosciuto come "Legge Wagner" che stabiliva le libertà sindacali, e con il Fair Labor Standard Act (1938), diretto a proporre un termine alle ore di lavoro (40 settimanali) ed un limite per i salari. Istituì anche la Tennessee Valley Authority, volta allo sfruttamento idroelettrico di uno dei più grandi bacini degli Stati Uniti, che rendeva il Paese un formidabile concorrente dell’industria privata. Il 4 novembre 1936 F.D. Roosevelt fu rieletto presidente degli USA con una maggioranza del 60,8 % dei voti: raccolse 27.752.869 suffragi popolari ed i voti di 523 grandi elettori di Stato, mentre il repubblicano A. M. Landon otteneva solo 16.674.665 milioni di voti e 8 grandi elettori. L’alta finanza fu continuamente ostile al Presidente, incapace di comprendere che cercava di razionalizzare il sistema capitalistico. Con il suo piano di riforme Roosevelt riuscì a realizzare un assestamento economico sociale, ma fu, invece, meno efficace l’opera risollevamento della produzione, come provano i dati, sempre molto elevati, della disoccupazione. Per quanto riguarda la politica estera Roosevelt mantenne fino al 1937 un atteggiamento di stretta neutralità; ma quando si rese conto che l’assenza degli Stati Uniti dalla politica mondiale favoriva, in Europa, l’ascesa del nazifascismo ed in Oriente dell’imperialismo giapponese, decise di intervenire. A Chicago pronunciò il "Discorso della quarantena", nell’ottobre del 1937, denunziando al popolo americano la minaccia del fascismo e, da quel momento, adottò un atteggiamento di fermezza verso le potenze totalitarie. Nel 1940 Roosevelt fu eletto per la terza volta, fatto unico nella storia dell'Unione, ottenne dal Congresso l'abolizione della legislazione neutralista; mentre preparava la sua politica per l'entrata in guerra, concedeva all'Inghilterra e ad i suoi alleati ogni sorta di aiuti. L'attacco nipponico alla base americana di Pearl Harbour, nell'Oceano Pacifico, segnò ufficialmente l'entrata in guerra degli Stati Uniti; anche in questo caso Roosevelt prese in mano la situazione con la solita grinta: operò in stretto contatto con il Primo Ministro inglese W. Churchill, con il quale, nell'agosto del 1941, aveva fissato i principi del nuovo ordine nella "Carta Atlantica". Cercò anche una collaborazione con l'altro grande alleato l'URSS, intervenendo negli storici convegni dei "Tre Grandi", che si svolsero a Casablanca, a Quebec, ad Il Cairo, a Teheran e a Jalta, durante i quali si distinse come il grande nemico della minaccia nazista. Questa però fu l'ultima delle sue titaniche battaglie, non poté mai vederne l'esito ed il successo: morì a 63 anni, il 12 aprile 1945 poco dopo aver assunto la carica presidenziale per la quarta volta.

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Dwight D. Eisenhower




 



Portando alla presidenza il suo prestigio come Generale comandante delle forze vittoriose in Europa durante la seconda guerra mondiale, Dwight D. Eisenhower ottenne una tregua in Corea e lavorò incessantemente durante i suoi due termini per allentare le tensioni della guerra fredda.Egli segui' le politiche moderate " di Republicanismo moderno, " sottolineando quando lasciò l'ufficio, " l' America è oggi la più forte,la più influente e la più produttiva nazione del mondo. "
Nato nel Texas nel 1890,allevato ad Abilene, Kansas, Eisenhower fu il terzo di sette figli. Eccelse negli sport alle scuole superiori e ricevette una nomina a West Point.Stazionò nel Texas come secondo tenente,dove conobbe Mamie Ginevra Doud,che sposò nel 1916.
Nella sua carriera iniziale dell' esercito,eccelse in incarichi dello staff,sotto il comando del General John J. Pershing, Douglas MacArthur e Walter Krueger. Dopo Pearl Harbor, il Generale George C. Marshall lo chiamò a Washington per un compito relativo ai piani di guerra.Egli comandò le forze alleate che sbarcarono in Africa del nord nel mese di novembre del 1942;nel D-Day, 1944, era comandante supremo delle truppe che invasero la Francia.
Dopo la guerra,diventò presidente della Columbia University,poi si congedò per assumere il comando supremo dellle nuove forze NATO riunite nel 1951.Inviati repubblicani ai suoi quartieri vicino a Parigi lo persuasero alla corsa per le presidenziali nel 1952. "I like Ike"(a me piace Ike)fu uno slogan irresistible; Eisenhowe vinse con ampio margine. Negoziando dalla forza militare,cercò di ridurre le tensioni della guerra fredda.Nel 1953, la firma di una tregua portò una pace armata lungo il confine della Corea del sud. La morte di Stalin lo stesso anno causò mutamenti nei rapporti con la Russia.






(da sinistra) Eisenhower, Bradley, Patton


I nuovi Leader della russia acconsentirono ad un trattato di pace neutralizzando l' Austria. Nel frattempo, sia la Russia che gli Stati Uniti avevano sviluppato le bombe all'idrogeno. Con la minaccia di tale forza distruttiva che pendeva sopra il mondo, Eisenhower, con i capi dei governi britannici, francesi e russi, si incontrarono a Ginevra nel mese di luglio del 1955. Il presidente propose che gli Stati Uniti e la Russia si scambiassero i programmi dei rispettivi stabilimenti militari e fornire all'interno dei propi paesi servizzi per la fotografia aerea all' altro paese. I Russi accolsero la proposta con silenzio, ma erano così cordiali durante le riunioni che le tensioni si distesero.  Improvvisamente, nel mese di settembre del 1955, Eisenhower fu colpito da un'attacco di cuore a Denver, Colorado. Dopo sette settimane lasciò l'ospedale e nel mese di febbraio del 1956 i medici riferirono la sua guarigione.A novembre fu eletto per il suo secondo mandato.
 
 

 
Nella politica interna il presidente segui un medio corso, continuando la maggior parte del "New Deal and Fair Deal",enfatizzando un budget equilibrato.Come l'abolizione delle segregazioni raziali delle scuole,mandò le truppe a Little Rock, Arkansas, per assicurare la conformità agli ordini d'una corte federale;ordinò anche l'abolizione della segregazione raziale delle forze armate."Non ci devono essere cittadini di seconda categoria in questo paese, "egli scrive. Prima che lasciasse l' ufficio nel mese di gennaio del 1961, per la sua fattoria a Gettysburg, egli esortò la necessità di mantenere una forza militare sufficiente, ma ammoni' che dispendi militari continuati potevano produrre pericoli potenziali al nostro modo di vivere. Concluso con una preghiera per la pace " nella bontà del tempo. Entrambi i temi rimasero attuali ed urgenti quando morì, dopo una lunga malattia , il 28 marzo 1969.
 
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Douglas MacArthur







Nato nel 1880, entra all’accademia militare di West Point a 19 anni e ne esce con il grado di tenente del genio nel 1903. Ferito nella prima guerra mondiale, nel 1935 è nelle Filippine come consigliere militare del presidente Manuel Quezon. Al momento dell’attacco giapponese, MacArthur palesa gravi errori nella valutazione della strategia nemica e nell’allestimento del sistema di difesa americano dell’arcipelago. Su ordine di Roosevelt abbandona il presidio di Corregidor nel marzo 1942 e raggiunge fortunosamente I’ Australia.Al momento di imbarcarsi pronuncia la frase rimasta celebre: “Ce l’ho fatta, ma ritornerò”.  All’Ufficio per le informazioni militari che gli chiede di cambiare il soggetto della frase con la prima persona plurale (“noi ritorneremo”) MacArthur oppone un secco rifiuto.
     
 MacArthur durante la firma della resa del Giappone

Meno di due anni dopo riesce a mantenere la promessa, immortalato dalle foto dei reporter con i suoi immancabili occhiali da sole al momento dello sbarco americano nelle Filippine. Profondo conoscitore della storia militare, MacArthur è un generale raffinato che introduce un nuovo modo di sbaragliare l’avversario. Analogamente a quel che prevede il judo, egli basa la sua strategia sul principio che l’attacco va lanciato nel momento e nel luogo in cui l’avversario si trova in una posizione di squilibrio. Scartata ogni ipotesi di attacco frontale alle munite fortificazioni giapponesi, MacArthur opta per manovre avvolgenti con cui isolare i giapponesi, tagliandone comunicazioni e linee di rifornimento.E' tra i primi ad avvertire che nella guerra del Pacifico l’area delle operazioni include la terraferma e il mare in misura equivalente. Perciò affida alla Iogistica un ruolo essenziale e non trascura l’importanza del contesto ambientale: “La natura — dirà più tardi— è neutrale nella guerra, ma se uno la conquista e il nemico no, si trasforma in un poderoso alleato”.



(Sbarco in Normandia)

Nel prosieguo della guerra resterà sempre in aperto contrasto con ChesterW Nimitz, comandante supremo della flota del Pacifico, e sarà tra i protagonisti della riscossa americana in qualità di comandante in capo delle forze di terra. lI 2 settembre 1945 Mac Arthur riceve la capitolazione del SoI Levante sul ponte della corazzata Missouri; negli anni successivi è — in qualità di capo del comando supremo delle potenze alleate — governatore del Giappone. Presiede alla democratizzazione e alla smilitarizzazione del paese occupato dagli americani e da un piccolo contingente australiano e gioca un ruolo
attivo nella ricostruzione economica e nell’emanazione della nuova Costituzione.
Nel 1951 il suo proposito di attaccare la Cina per imprimere una svolta alla guerra di Corea e di fare uso della bomba atomica metterà fine a una delle carriere più lunghe nella storia delle forze armate statunitensi. Muore nel 1964.
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Chester William Nimtz






Nasce nel 1885 inTexas da una famiglia tedesca. Diplomatosi all’Accademia navale nel 1905, nella prima guerra mondiale presta servizio su un sommergibile.Alla testa dell’Ufficio navigazione del governo americano, entra in contatto con il presidente Roosevelt che ne apprezza subito le qualità. Nimitz valuta ottimisticamente il disastro di Pearl Harbor e, promosso ammiraglio, inizia(coadiuvato da uno staff di uomini di prim’ordine)la ricostruzione della flotta americana. Più tardi dirà: “Dobbiamo alla misericordia di Dio il fatto che la nostra flotta si trovasse a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941”.

Uomo affabile e dai modi informali, ma quando l’occasione lo richiede, determinato e inflessibile, nell’aprile 1942 è nominato comandante della flotta americana del Pacifico. Pianifica nei minimi dettagli le battaglie aeronavali del Mar dei Coralli e di Midway e la conquista di Guadalcanal, puntando sull’attendibilità delle informazioni dei servizi di intelligence americani. Dopo Guadalcanal elabora la stategia offensiva basata sulla guerra anfibia con la successione di sbarchi nelle isole del Pacifico.





È lo stratega della guerrasottomarina che annienta la flotta mercantile giapponese e culmina nello strangolamento dell’economia del Sol Levante agli inizi del 1945. Deve piegarsi al volere di Roosevelt che, accolto il parere del rivale MacArthur, opta per la riconquista delle Filippine e abbandona l’ipotesi di puntare su Formosa e la Cina. Nell’ottobre 1944 distrugge la Flotta combinata giapponese nella battaglia di Leyte. Dall’isola di Guam, che gli americani conquistano nell’agosto 1944, dirige le operazioni di sbarco a Iwo Jima e Okinawa. Il suo merito storico è di aver vinto(in meno di quattro anni) una guerra navale con una flotta che all’inizio delle ostilità era numericamente e militarmente inferiore a quella dell’avversario. Nel novembre 1945, al momento del ritiro dell’ammiraglio Ernest J. King, è nominato comandante supremo della marina. Muore nel 1966.

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George S. Patton








Veterano della Grande Guerra, durante la quale combatte sul fronte francese, svolgerà un ruolo di rilievo in alcune delle principali campagne della seconda guerra mondiale, dimostrando eccellenti capacità nella guerra motorizzata.

Dopo aver guidato le truppe di terra che conquistano Casablanca e il Marocco, nel marzo 1943 viene nominato comandante del II corpo americano in Tunisia. Promosso luogotenente generale, porta a compimento in 38 giorni, con la VII armata, la campagna di Sicilia. Nel giugno del 1944 è alla testa della III armata durante lo sbarco in Normandia; in seguito le sue unità corazzate avanzano sul territorio francese, conquistando la Bretagna e spingendosi fino a Orléans, prima di tagliare il paese per raggiungere la Lorena. Dopo aver contenuto l’offensiva tedesca sulle Ardenne, Patton avanza oltre il Reno giungendo alle porte di Praga, dove viene fermato per decisione politica. Muore in Germania nel 1945, per le conseguenze di un incidente automobilistico.



Francia - Patton passa in rassegna le truppe



Patton si sofferma con un Soldato a Messina, spesso si soffermava con la truppa in maniera informale.



Willy "Alexander" il Petbull Terrier di Patton, amico di tante battaglie

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Omar N. Bradley







Comandante del II corpo d’armata nel Nord Africa, conquista Biserta nel maggio del 1943 e viene nominato luogotenente generale. Nell’estate del 1943 guida le truppe nell’invasione della Sicilia. Prepara con Eisenhower lo sbarco in Normandia, durante il quale comanda le forze americane. Sulla terraferma, le sue truppe si uniscono a quelle di Patton per dar vita alla più grande formazione militare nella storia degli Stati Uniti, che egli conduce nell’offensiva finale contro la Germania nazista. Conquista la Bretagna, Parigi, poi Treviri e Colonia, prima di ricongiungersi alle truppe russe, il 25 aprile 1945. Dopo la guerra, dal 1949 aI 1953,è presidente del Comitato dei capi di stato maggiore. Muore neI 1981.


(da sinistra) Bradley, Montgomery, Dempsey



Bradley con il Magg. Generale Terry de la Mesa Allen (sinistra) comandante
della 1^ Divisione di Fanteria.

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Mark W. Clark






Figlio di un colonnello dell’esercito,nel 1918 combatte in Francia.


Alla vigilia della seconda guerra mondiale ha il grado di maggiore, ma a partire dal 1942 compie una spettacolare ascesa, che lo porta a diventare comandante delle forze di terra statunitensi in Europa. Progetta l’invasione del Nord Africa e giunge in Algeria con un sottomarino per preparare l’azione con i francesi. Alla testa della V armata, nel settembre del 1943 sbarca a Salerno, riuscendo poi a resistere agli attacchi tedeschi.

Guida il fallito tentativo di sbarco alleato ad Anzio e ordina il bombardamento di Montecassino, per il quale verrà duramente criticato. Il 5 giugno 1944 fa il suo ingresso a Roma. Diventa poi comandante in capo di tutte le forze alleate nel Mediterraneo. Dopo la guerra è comandante delle forze di occupazione in Austria e capo delle forze ONU in Corea, prima di andare in pensione nel 1953. Muore nel 1984.

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 HARRY S.TRUMAN








Nasce a Lamar, nel Missouri, nel 1884, in una famigIia di agricoltori. Partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria ed esercita vari mestieri e attività commerciali prima di entrare in politica nelle file del Partito democratico. Senatore dello stato del Missouri (1934-44), collabora all’opera legislativa promossa dal presidente Roosevelt. Nel 1941 acquisisce un notevole prestigio alla guida di una commissione d’inchiesta del Senato sul programma di difesa nazionale, che mette in luce gli sprechi e le deficienze del settore. Eletto vicepresidente degli Stati Uniti nel 1944 a fianco di Roosevelt, ne prende il posto alla sua morte nell’aprile 1945.

Durante i pochi mesi della sua vicepresidenza non ha avuto parte attiva nelle principali decisioni politiche del paese: si trova così, senza alcuna esperienza specifica, ad affrontare le complesse questioni delle ultime fasi della guerra e a dover compiere scelte decisive; consapevole di ciò, si rivolgerà così ai giornalisti:”Ragazzi, se non avete mai pregato, ora pregate per me”.




Segue una linea di continuità con le scelte del suo predecessore, basandosi sul sostegno di un ristretto nucleo di consiglieri. Partecipa alla conferenza di Potsdam, nel corso della quale informa gli Alleati che gli Stati Uniti hanno messo a punto la bomba atomica, portando a compimento un progetto del quale egli stesso ha da poco preso piena cognizione. Determinato ad accelerare la resa incondizionata del Giappone e a risparmiare il maggior numero possibile di vite di suoi connazionali, decide di utilizzare la nuova arma sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, compiendo una scelta della quale confermerà sempre la validità, perché dettata da considerazioni di natura puramente militare. Nel dopoguerra orienta la politica estera americana verso un’azione di contenimento dell’espansione del comunismo e di sostegno alle democrazie europee. Nel marzo 1947, enunciando davanti al Congresso la “dottrina” che da lui prende il nome, per promuovere una politica di aiuti a favore dellaTurchia e della Grecia, inaugura la linea di intervento economico e militare a sostegno dei paesi minacciati dall’Unione Sovietica, e opera per l’attuazione dello "European Recovery Program" (Piano Marshall) per finanziare la ricostruzione nei paesi europei. Negli anni seguenti gestirà le fasi cruciali della guerra fredda. In politica interna sostiene una linea di moderato riformismo, trovandosi a dover contrastare l’opposizione della maggioranza repubblicana al Congresso e di parte del suo stesso partito. Nel 1948, contrariamente alle previsioni, viene rieletto presidente. Con la creazione della NATO avvia la costruzione di un sistema di difesa occidentale, e nel 1950 decide l’intervento statunitense in Corea del nord, contrastando però i piani di estensione del conflitto sostenuto dal generale MacArthur.Alla scadenza del mandato, nel 1952, si ritira dalla politica.
Muore nel 1972.

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George Catlett Marshall






George Catlett Marshall, generale statunitense, nasce a Uniontown, Pennsylvania nel 1880. Nel 1939 fu nominato capo di stato maggiore dell'esercito. Nel dicembre 1941 divenne il responsabile della formazione e dell'organizzazione delle truppe statunitensi su tutti i fronti di battaglia con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'intervento degli Stati Uniti nel conflitto. Consigliere del presidente Franklin D. Roosevelt, partecipò alle conferenze degli Alleati a Casablanca, a Quèbec, a Teheran, Jalta e Potsdam. Nel 1945 il presidente Harry S. Truman lo nominò ambasciatore in Cina. Nel 1947 Marshall sostituì James Francis Byrnes nella carica di segretario di stato e diede inizio al programma di aiuti economici, noto appunto come piano Marshall, con il quale gli Stati Uniti fornirono finanziamenti ai paesi dell'Europa occidentale per la ricostruzione postbellica. Negli anni 1950-51 Marshall fu segretario alla Difesa. Nel 1953 fu insignito del premio Nobel per la pace, in considerazione del contributo da lui dato alla rinascita economica europea. Muore a Washington nel 1959.










 
 
 



INGHILTERRA






Winston Churchill







Il piccolo Winston, figlio di Randolph Henry Spencer Churchill, terzogenito del duca di Malborough, e dell'americana Jessie Jerome, figlia del proprietario del New York Times, venne alla luce il 30 novembre 1874 nel palazzo avito di Blenheim, presso Woodstock. Trascorse un'infanzia come molti pargoli della nobiltà dell'epoca, affidato alle cure di una affettuosa governante che doveva fare del suo meglio per compensare l'indifferenza dei genitori nei suoi confronti. Del resto il padre era troppo impegnato nella sua attività politica, che di lì a poco l'avrebbe condotto alla carica di ministro per l'India nel governo conservatore di Salisbury. Dal canto suo la madre era donna troppo attraente, libera e spregiudicata per consumarsi nelle spire di un tranquillo ménage familiare: balli, ricevimenti e un copioso numero di amanti (compreso il futuro re Edoardo VII) rappresentavano i suoi maggiori interessi. Winston crebbe con questo senso di trascuratezza. Prima della scuola qualcuno lo ritenne addirittura ritardato, a causa della sua irrequietezza e di uno scarsissimo senso della disciplina. Difetti forse largamente accettabili oggi, ma che erano ritenuti imperdonabili in un giovane un suddito di sua maestà. A 7 anni, con l'iscrizione alla St. George School di Ascot, ha inizio il suo calvario tra i banchi di scuola, che durerà fino all'ingresso all'accademia militare di Sandhurst nel 1893. Insolente e arrogante con compagni e professori, si dimostrò una frana in tutte quelle materie che più avrebbero dovuto nobilitare l'animo di giovane esponente della gentry (l'aristocrazia). Latino, greco, francese e matematica saranno sempre le sue bestie nere. Nonostante i pessimi voti, a quattordici anni venne ammesso al collegio di Harrow (il senato accademico non volle assumersi la responsabilità di rifiutare il figlio di un ex-ministro!), ma la situazione non migliorò. "Winston - scrisse un insegnante alla madre - è peggiorato col passare del trimestre.  Costantemente in ritardo a scuola, perde libri, quaderni e varie altre cose che non ho bisogno di specificare. È così regolare nella sua irregolarità che non so proprio cosa fare; e a volte penso di non poterci fare niente". Per colmare le lacune fu più volte inserito in classi di recupero. Dal canto suo la madre cercava di spronarlo con lettere di rimprovero. "La tua pagella […] è molto brutta. Lavori in maniera così sconnessa e saltuaria che finirai per riuscire ultimo. […] Winston carissimo, tu mi rendi molto infelice… Il tuo modo di lavorare è un insulto all'intelligenza". Eppure di intelligenza e soprattutto di memoria ne aveva da vendere. Ad Harrow diede prova di due tra le sue qualità che più lo avrebbero caratterizzato negli anni a venire: una formidabile memoria (si racconta ripetesse a memoria intere scene delle opere di Shakespeare e migliaia di versi di Macaulay) e una felice inclinazione per la scrittura giornalistica (qui iniziò la sua carriera scrivendo per il giornale scolastico, l'Harrowian). Verso la carriere militare lo orientò il padre. Incuriosito dalla sua smodata passione per i soldatini di piombo gli chiese se gli sarebbe piaciuta la vita militare. "Pensai - raccontò anni dopo lo stesso Winston - che sarebbe stato splendido comandare un esercito, e dissi subito sì: e immediatamente fui preso in parola. Per anni ho pensato che mio padre con la sua esperienza e il suo intuito avesse identificato in me le qualità del genio militare. Ma più tardi mi dissero che era semplicemente arrivato alla conclusione che non ero abbastanza intelligente per entrare nell'avvocatura". I rapporti tra i due non furono mai facili. Nel 1893 Randolph disse del figlio, all'apice dei suoi fallimenti scolastici, che aveva "una scarsa disposizione all'intelligenza, alla cultura o a ogni capacità di studio organizzato. Il suo grande talento è nell'esagerazione e nell'imbroglio".





Dal canto suo Winston - nonostante nel 1906 abbia reso omaggio alla memoria del padre con un'imponente biografia elogiativa - confidò anni dopo in privato: "Non mi ascoltava, non prendeva nella minima considerazione qualunque cosa dicessi. Non era possibile avere con lui alcun rapporto di amicizia [...] Era così egocentrico che non esisteva nessun altro per lui". Neanche l'ingresso al Royal Military College di Sandhurst fu facile. La nota scuola per ufficiali subalterni per l'esercito e la cavalleria lo respinse agli esami di ammissione per ben due volte. Solo dopo aver preso abbondanti ripetizioni private riuscì, nel 1893, a superare lo scoglio. Nei due anni di college si mise in mostra per l'abitudine a voler discutere gli ordini dei superiori, per le abissali lacune in latino e francese, e per la stesura di qualche articolo per il Pall Mall Magazine. Ma il vero ingresso nell'età adulta avvenne nel 1895, quando la madre, grazie a conoscenze altolocate, riuscì a farlo assegnare a uno dei più prestigiosi reggimenti dell'esercito vittoriano, il Quarto Ussari. Prima della partenza per l'India, dov'era di stanza il reggimento, ai giovani subalterni furono concessi quasi tre mesi di licenza. Winston, bramoso di esperienze e di guerre, non trovò di meglio che trascorrere la vacanza a Cuba, scrivendo reportage per il Daily Grapich al seguito dell'esercito spagnolo, allora impegnato nella repressione di una insurrezione guerrigliera. Esaltato da questa avventura, che lo vide esporsi al fuoco in prima linea in più di una occasione, fece poi fatica ad adattarsi ai placidi ritmi della vita in India. Giunto nel 1896 a Bangalore, per ammazzare il tempo si dedicò alla collezione di farfalle, al polo, alle corse con i cavalli, alla lettura (Platone, Aristotele, Gibbon, Schopenhauer) e alla scrittura di un romanzo. Finchè la quiete fu rotta da un'altra licenza e dalla contemporanea sollevazione delle tribù Pathan nelle aspre regioni montuose dell'India nordoccidentale. Winston, che era da poco rientrato in Inghilterra dagli ozi di Bangalore, non ci pensò due volte: fece le valige e raggiunse il teatro degli scontri ottenendo un accredito come corrispondente del Daily Telegraph e del Pioneer.




Le corrispondenze inviate dal teatro delle operazioni gli valsero la notorietà in patria e l'acquisto dei diritti da parte di un editore, che nel 1898 ne ricavò un libro di grande successo commerciale, The story of the Malakand Field Force. Curiosa immagine quella che si costruì Winston Churchill in quest'ultimo scorcio di XIX secolo. E anche un po' ambigua. Perché oltre ad essere un giornalista - o come diremmo oggi, un inviato speciale - faceva pur sempre parte dell'esercito di sua maestà e in questa veste partecipava agli scontri che poi descriveva ai suoi lettori, spesso concedendosi il lusso, o l'impertinenza, di criticare apertamente le tattiche dell'esercito inglese. Ma sotto la maschera di giovane ufficiale bellicoso e guerrafondaio, esaltato dal fascino crudele di una guerra condotta sempre nel nome della superiorità della civiltà inglese, si nascondeva una sfrenata ambizione di gloria e di medaglie ("mi piacerebbe tornare a casa e andare con le mie medaglie a una cena importante o a qualche cerimonia", scrisse a casa). Lo storico William Manchester, nella sua imponente biografia (Curchill l'ultimo leone, Frassinelli) così ha tratteggiato questa sua vera indole: "Chiamarlo cacciatore di pubblicità - altro epiteto che si poteva sentire nelle sale mensa - era un po' forte. Ma non del tutto falso. […] Non aveva nessun interesse alla carriera militare, e intendeva usare il servizio per dare una spinta alle sue prospettive nella vita pubblica". E la spinta più forte gli arrivò dalla partecipazione a due altri avvenimenti bellici che lo consacrarono definitivamente all'attenzione dell'opinione pubblica del suo Paese. Il primo punto caldo utile per la ricerca di un brandello di gloria era il Sudan, dove l'esercito anglo-egiziano era impegnato a riconquistare il controllo delle zone sotto controllo dei Dervisci. Churchill partecipò alla campagna e all'epica carica di cavalleria del 21° Lancieri nella battaglia di Omdurman, nel settembre 1898, che portò, a costo di gravissime perdite, alla vittoria sulle forze del califfo. Il risultato personale per il nostro giovane eroe fu una serie di ben pagate corrispondenze pubblicate dal Morning Post e un volume con il resoconto della campagna, dove con una certa saccenza lanciò critiche al comandante in capo Kitchener, soprattutto in merito ad alcuni crudeli episodi di torture e uccisioni dei prigionieri. Kitchener molti anni dopo avrà modo di vendicare questo affronto. A un anno da questa avventura Churchill approdò in Sudafrica, sempre come inviato del Morning Post, per raccontare in prima persona le fasi della guerra tra Inglesi e Boeri. Ormai famoso, ricco e un po' viziato (del suo bagaglio personale facevano parte una cinquantina di bottiglie di vino, una ventina di scotch e altrettante tra porto e vermouth), aveva rassegnato le sue dimissioni del Quarto Ussari per dedicarsi esclusivamente al giornalismo e alla politica. Ma il coraggio e la spavalderia erano quelle di sempre. Fu catturato dai Boeri durante un assalto al treno blindato su cui viaggiava al seguito delle truppe inglesi e, nonostante fosse stato colto con le armi in mano - lui che ufficialmente era un civile - scampò miracolosamente alla fucilazione. Internato a Pretoria con altri ufficiali inglesi riuscì a fuggire e a raggiungere rocambolescamente i territori portoghesi. Non pago, si fece assegnare la guida di un corpo di volontari con il quale partecipò alle ultime fasi della guerra e alla conquista di Pretoria. Il frutto di tante avventure frenetiche Churchill lo capitalizzò non solo in un ennesimo e fortunatissimo libro (Come sono sfuggito ai Boeri) ma in una candidatura alla Camera dei Comuni tra le fila Tory per le elezioni dell'autunno 1900. Non era la sua prima candidatura, in quanto già si era presentato, senza successo, l'anno precedente. Questa volta però non fallì. Non aveva ancora compiuto 26 anni quando fu eletto deputato.


Il suo exploit ai Comuni destò subito scalpore. Il primo discorso si risolse infatti in una perorazione della causa dei Boeri, ormai vinti ma ancora vittime di uno stretto giro di vite repressivo da parte delle truppe britanniche. Dopo averli combattuti chiedeva per loro la giusta clemenza. "Ammiravo la tenace resistenza dei Boeri - affermò in seguito -, mi offendeva sentirli denigrare, e mi auguravo che dopo averli vinti riuscissimo a legarceli stabilmente concedendo loro una pace onorevole. Per me bruciare le loro fattorie per rappresaglia era un atto odioso e idiota". Un atteggiamento magnanimo che adotterà anche nei confronti degli avversari sconfitti nella prima e nella seconda guerra mondiale. In questa occasione c'era però anche una buona dose di fiuto nel cogliere i sentimenti dell'opinione pubblica, stanca dell'intervento militare. Lo stesso fiuto che lo portò in breve tempo a far sue le posizioni contestatarie un tempo assunte dal padre all'interno del partito conservatore. "Come Randolph - ha scritto Guido Gerosa in Pro e contro Churchill -, Winston si rivelò un dissidente nato. Il suo primo gesto, contrario a tutto il suo passato marziale, fu di ribellarsi contro i bilanci di guerra. […] Riprendeva cioè la polemica del padre che aveva dovuto dimettersi dalla carica di cancelliere dello Scacchiere proprio a causa della sua riluttanza ad aumentare le spese militari. Inoltre Winston era contrario al protezionismo di Joseph Chamberlain, che dettava legge nel partito. Era diventato un assertore del liberalismo economico e compiva frequenti giri nel Paese a propagandare il laisser faire, laisser passer". Fu così che da conservatore anomalo Churchill nel 1904 fece il classico salto della quaglia. Inviso al suo partito, alieno al rispetto della logica di schieramento e smanioso di nuove ribalte, passò tra le file dei liberali, i tradizionali avversari dei conservatori. "Voltagabbana" e "traditore" furono gli epiteti più riferibili che si levarono dai banchi dei suoi ex compagni di partito. La scelta certo fu sofferta, ma ancora una volta il fiuto lo aveva guidato. Erano finiti i tempi dell'Inghilterra vittoriana, tradizionalista e imperialista. Disse in quella occasione: "Alcuni cambiano partito in nome dei principi, altri cambiano principi in nome del partito". Lui scelse la fedeltà alle convinzioni liberoscambiste, non senza però tenere nella giusta considerazione il fatto che la bilancia del potere politico inglese si stava lentamente spostando verso le fila liberali. Nel nuovo schieramento andò ad accoglierlo a braccia aperte nientemeno che David Lloyd George, che lo prese a benvolere facendone uno dei suoi più stretti e affiatati collaboratori. Come compenso per la repentina conversione al partito liberale Churchill ottenne nel 1905 la carica di sottosegretario alle Colonie nel governo liberale Campbell-Bannerman, con la quale si distinse patrocinando la causa dell'indipendenza dei Boeri. La politica internazionale in quegli anni non offriva altro: le nubi che poco meno di dieci anni dopo avrebbero scatenato la tempesta della grande guerra non erano ancora all'orizzonte. Scrisse Churchill in seguito: "[le nazioni] erano ben sistemate e saldamente ancorate, sembrava, a un'immensa altalena. I due possenti sistemi europei [Entente Cordiale e Triplice Alleanza; n.d.r] stavano di fronte luccicanti e risuonanti nelle loro armature, ma con uno sguardo tranquillo. Una corretta, discreta, pacifica e nel complesso sincera diplomazia stendeva la sua rete di collegamenti su entrambi. Una frase in un dispaccio, l'osservazione di un ambasciatore, una sibillina affermazione in Parlamento erano sufficienti per mantenere l'equilibrio, giorno per giorno, di questa struttura prodigiosa". Bizzarro e imprevedibile, l'aristocratico Churchill diede anche una violenta sterzata a sinistra per quanto riguardava le sue convinzioni in politica interna.Appoggiò con tenacia la promulgazione di leggi per la creazione di un sistema pensionistico, assunse atteggiamenti populisti e invocò il riscatto delle masse con toni che, secondo lo storico Alan Moorehead (Churchill e il suo mondo, Peruzzo 1965), "non sfigurerebbero in bocca a un laburista dei giorni nostri". Nel 1908 fu fatto ministro del commercio del gabinetto liberale di Herbert Henry Asquit e, per quanto attiene la sua vita privata, prese in moglie Clementine Hozier, appartenente a una ricca famiglia scozzese. Lady Clementine, dalla quale avrà cinque figli, sarà l'unico amore di tutta la vita di un uomo peraltro poco soggetto ai richiami delle sensualità femminile. L'astro di Churchill brillava, nel bene e nel male, ormai su tutto il Paese. Un'inevitabile tappa sulla strada che sembrava doverlo condurre a velocità fulminante fino ai vertici dello stato, fu la carica di Ministro degli interni, ottenuta nel 1910. Ma Churchill aveva appena fatto in tempo a prendere le misure di questo nuovo incarico che già gli si profilavano nuovi sbocchi. Nel luglio 1911 il clima internazionale andò improvvisamente riscaldandosi con la crisi di Agadir, che mise in risalto le ambizioni colonialiste della Germania guglielmina e più in generale la volontà tedesca di rivedere gli equilibri di potenza in ambito internazionale. Di fronte allo spettro di un possibile confronto armato Churchill fu scelto per la carica di ministro della Marina. E con un compito ben specifico: mettere la flotta in "stato di immediata e costante preparazione alla guerra in caso di un attacco da parte della Germania". Curioso destino quello del neo ministro. Fino a pochi anni prima aveva predicato la riduzione delle spese militari ed ora si trovava a dover sfoggiare quella passione per le armi e per la guerra che tanto avevano caratterizzato la sua bellicosa gioventù. L'impresa non gli costò fatica, anzi. All'Ammiragliato diede prova oltre che di una straordinaria abilità organizzativa, anche di un grande intuito tecnico. Si batté infatti per modernizzare tutta la flotta, che in gran parte faceva ancora affidamento sulla propulsione a vapore, fece stipulare al governo un contratto con la Anglo-Persian Oil Company per garantire un efficace approvvigionamento di petrolio dal Golfo Persico, predispose la baia di Scapa Flow per accogliere la Home Fleet e fu uno dei primi sostenitori della nascente arma aerea in appoggio alle operazioni di terra e di mare. Quando il 4 agosto 1914 la Gran Bretagna entrò in guerra la flotta era in piena efficenza. Ma dato che le navi tedesche si sottraevano allo scontro l'irrefrenabile smania di Churchill dovette trovare qualche altro sbocco. Fu lui, nell'ottobre dello stesso anno, a organizzare, gestire e a guidare in prima persona un contingente britannico a difesa di Anversa accerchiata dalle truppe tedesche. Alla fine Anversa cadde lo stesso, ma lo slancio del nemico verso la Manica era stato interrotto. Fu subito dopo il suo rientro in patria dal continente che prese corpo in lui uno dei più arditi progetti strategici di tutta la prima guerra mondiale, e il cui fallimento ultimo peserà come un macigno sulla sua successiva carriera. Churchill si lamentava della teoria "diffusamente radicata tra i nostri ufficiali di Marina più anziani, quella che il lavoro della Marina sia di mantenere aperte le nostre comunicazioni e bloccare quelle del nemico, e attendere che gli eserciti portino a termine il loro compito". Occorreva invece uscire da questa impasse. C'era la possibilità di aprire un nuovo fronte nei Dardanelli: Attaccando gli stretti, controllati dai turchi e dall'alleato tedesco, si poteva ristabilire un contatto con la Russia, alleggerire la pressione sul suo fronte, confidare in un coinvolgimento della Grecia, della Bulgaria e della Romania, e riaprire al commercio marittimo tutto il Mar Nero. Alla fine Churchill riuscì a far approvare il suo piano, che prese il via nel febbraio 1915 con il cannoneggiamento navale degli stretti ad opera di una flotta anglo-francese. Mancò tuttavia il coordinamento tra la Marina e l'Esercito e lo sbarco del corpo di spedizione australiano e neozelandese a Gallipoli, in aprile, si risolse in un fallimento.

                
 

Tra deficienze organizzative (di cui si rese responsabile lo stesso Churchill), invidie, rivalità e vecchi rancori (il ministro della guerra che negò un efficace supporto dell'esercito all'operazione era quel Kitchener che Churchill aveva criticato nelle sue corrispondenze dal Sudan nel 1898) la spedizione si concluse nel febbraio 1916 in una catastrofe: gli alleati lasciarono sul terreno migliaia di uomini e i turchi conservarono il controllo degli stretti. L'opinione pubblica voltò le spalle a Churchill, imputandogli le maggiori responsabilità del fallimento. Il Times scrisse che "i soldati britannici sono morti invano" e che qualcuno avrebbe dovuto farsene carico. Il Morning Post definì Churchill un soggetto da "melodramma" e un "megalomane". Asquith, il primo ministro, disse di lui che era "impulsivo e trascinato dal profluvio della sua lingua inarrestabile"; e ancora: "è un peccato che Winston non possieda un migliore senso delle proporzioni. Io sono davvero convinto sul suo conto, ma vedo il suo futuro molto incerto. Non credo che raggiungerà mai i massimi vertici della politica, nonostante i suoi meravigliosi doni". Umiliato, scaricato da tutti, Churchill fu costretto a dimettersi dall'Ammiragliato. La previsione di Asquith sembrò avverarsi lentamente negli anni successivi. Nel 1917 gli fu affidato ancora un incarico di un certo prestigio, il ministero delle munizioni, nel 1918 il ministero della guerra, e poi ancora il ministero delle colonie e nel 1924 la carica di cancelliere dello scacchiere in un governo conservatore. Nel 1929 i conservatori uscirono sconfitti dalle elezioni. Anche Churchill uscì di scena, inviso non solo ai liberali, ma anche a conservatori e laburisti, con ognuno dei quali, nella sua lunga carriera aveva avuto modo di scontrarsi. Decise di dedicarsi al giornalismo, alla scrittura delle sue memorie di guerra e alla pittura. Aveva allora 55 anni. L'apprendistato era ormai finito da un pezzo. Ci sarebbe voluto Hitler per dare una nuova vita e una nuova giovinezza al vecchio leone.

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 Arthur Nevile Chamberlain







"L'uomo dall’ombrello", è nato a Edgbaston (Birmingham), nel 1869: è deputato conservatore dal 1918. Più volte ministro, nel maggio 1937 succede a Stanley Baldwin alla testa del partito e del governo britannico. Cerca di neutralizzare l’aggressività di Hitler e Mussolini praticando la politica dell’"appeasament"( pacificazione a prezzo di concessioni ) contro l’opposizione del suo ministro degli Esteri Anthony Eden che infatti si è dimesso il 21 febbraio 1938: lo ha sostituito lord Halifax, che condivide l’orientamento del premier. Quando rientra a Londra, dopo la firma degli accordi di Monaco, annuncia solennemente al Paese di portare « pace per la nostra epoca »: e sulla sua buona fede non si discute, nonostante la smentita dei fatti.

















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Bernard L. Montgomery







Nato Kennington il 17 novembre 1887, entra nell'accademia militare di Sandhurst, che lascia nel settembre del 1908 col grado di sottotenente. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale con il grado di capitano e solo nel 1937 raggiungerà quello di Generale. Nel 1940 durante l'attacco tedesco in Francia, con la sua divisione è costretto a reimbarcarsi a Dunkerque e fino al 1942 avrà il comando del settore sud-est dell'Inghilterra. Alla metà dello stesso anno per ordine del primo ministro inglese Churchill viene inviato in Egitto alla testa dell'VIII Armata. Qui tra i mesi di novembre e ottobre raggiunge la gloria, sconfiggendo nella battaglia di El Alamein, Rommel e la sua Afrikakorps ricacciandolo definitivamente dall'Egitto. Nel luglio del 1943 partecipa allo sbarco in Sicilia e a dicembre viene richiamato in patria, per essere posto al comando dello SHAEFF, l'organo interalleato che organizza lo sbarco in Normandia, a cui poi partecipa dopo essere stato nominato Maresciallo, col 21° corpo d'armata. Dopo la guerra nel 1946 viene insignito del titolo di Visconte di El Alamein e nominato Capo di Stato Maggiore Imperiale. Chiuderà infine la sua carriera come Comandante Supremo della NATO in Europa nel 1958. Morirà a Inlington Mill, presso Alton nell'Hampshire il 24 marzo del 1976.







 
 
 

 
 
 

 
Montgomery & Patton
 
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