venerdì 4 dicembre 2009

GIAPPONE




Imperatore Hiroito






Nato a Tokyo nel 1901,Hirohito, fu imperatore del Giappone dal 1926al 1989,data della sua morte. Nel 1921 visitò l'Europa: fu infatti il primo principe giapponese ad allontanarsi dal territorio nazionale. Al rientro in patria, fu nominato reggente (1921-1926)a causa della malattia del padre. Salito al trono il 25 dicembre 1926, chiamò il suo regno Showatenno ("era della brillante armonia"). Si sposò nel 1924 e nel 1933 ebbe il primo figlio maschio, Akihito, che poi gli succedette. Nei primi diciannove anni di regno, Hirohito lasciò il governo nelle mani di una élite militare, la cui politica espansionistica portò allo scoppio della guerra con la Cina (1937-1945), e in seguito all'alleanza militare con le potenze dell'Asse (1940), che coinvolse il Giappone nella seconda guerra mondiale. La prima vera iniziativa politica presa dall'imperatore fu nell'agosto 1945, quando chiese personalmente al governo di accettare la dichiarazione di Potsdam per la resa incondizionata del Giappone. Il 14 agosto 1945 (secondo il calendario giapponese), parlando alla radio, si rivolse per la prima volta alla popolazione e comunicò la resa incondizionata agli Alleati del propio paese. Hirohito collaborò con le forze nemiche di occupazione, trasformando il paese in una nazione democratica. Il 1° gennaio 1946 negò pubblicamente il carattere divino della propria autorità e l'anno dopo promulgò la nuova Costituzione, che istituiva una monarchia costituzionale. Il suo ruolo veniva così limitato a funzioni quasi esclusivamente cerimoniali, ma si impegnò a fondo per restaurare il prestigio della casa imperiale,ormai compromesso dall'alleanza con i militari. Sebbene fosse indirettamente coinvolto nei piani di guerra giapponesi, gli Alleati si accordarono per non citarlo in giudizio durante i processi per crimini di guerra del 1946-1948, limitandosi a processare il generale Tojo Hideki, che all'epoca della guerra era primo ministro e che fu condannato a morte. In seguito Hirohito e la moglie intensificarono i contatti con la popolazione giapponese e nel decennio tra il 1970 e il 1980 la coppia imperiale viaggiò in Europa occidentale e negli Stati Uniti effettuando visite diplomatiche all'insegna dell'amicizia e della riconciliazione.




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Isoroku Ymamamoto





Nato nel 1884, partecipa alla guerra russo-giapponese del 1905.Addetto navale a Washington, è più tardi vice-ministro della Marina e si schiera contro l’alleanza del Giappone con le potenze dell’Asse. Nominato comandante della Flotta combinata giapponese nel 1939, lsoroku Yamamoto è(nonostante la sua opposizione a un conflitto con gli Stati Uniti)l’ideatore del piano di attacco a Pearl Harbor. Personalità di maggiore spicco dello stato maggiore nipponico, è convinto sostenitore del programma di riarmo navale e dell’importanza delle portaerei nel conflitto che il Giappone si accinge a scatenare. Vince la battaglia del Mar di Giava contro la flotta olandese, ma viene sconfitto in quella del Mar dei Coralli e a Midway. Il18 aprile 1943, il bombardiere su cui Yamamoto è in volo sulle isole Salomone è abbattuto dai caccia americani e si schianta nella giungla. Un milione di cittadini partecipano a Tokyo ai solenni funerali dell’ammiraglio.

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TOMOYUKI YAMASHITA







Nato nel 1885, frequenta l’Accademia militare di Hiroshima e il Collegio di guerra giapponese e ricopre vari incarichi militari, svolgendo servizio anche come inviato in Svizzera, in Germania e in Austria. Negli anni Venti aderisce a un’organizzazione di destra, che mira all’instaurazione di un governo militare in Giappone e che nel 1936 tenta un colpo di stato. Non direttamente coinvolto nel complotto, viene punito solo con provvedimenti che ne rallentano la carriera. Ben presto tuttavia egli riesce nuovamente a emergere, acquisendo un ampio prestigio soprattutto fra i giovani ufficiali, e nel 1937 viene promosso luogotenente generale.Temendone la popolarità, il ministro della guerra Tojo lo invia nel 1940 in Italia e in Germania. Forte della fama di accorto stratega, viene nominato comandante generale della XXV armata nel 1941 .All’inizio del 1942 conquista la Malesia, con una campagna durata soltanto 54 giorni. Le sue truppe (70.000 uomini) compiono un’avanzata inattesa aprendosi la strada attraverso la giungla, superando difficoltà ambientali enormi e riuscendo così a realizzare un’impresa ritenuta impossibile. Le truppe britanniche, australiane, indiane e malesi devono soccombere alle agguerrite formazioni giapponesi, che con una tattica aggressiva le attaccano da ogni direzione, prendendole di sorpresa. Successivamente Yamashita conquista anche Singapore: in un drammatico incontro, pone i britannici di fronte a un duro ultimatum, e ne ottiene la resa il 15 febbraio 1942. I giapponesi catturano oltre 80.000 prigionieri e si impossessano di una grande quantità di armi e munizioni; le loro perdite appaiono in confronto alquanto limitate. Cade in tal modo la maggiore delle basi britanniche in Estremo Oriente, che rappresenta il principale ostacolo all’espansione del Giappone verso sud-ovest; la via per la definitiva affermazione della “più grande Asia orientale” sembra ormai aperta. Nel suo diario Yamashita si mostra alquanto critico sull’organizzazione e l’efficienza dell’esercito giapponese e sulla validità di alcuni dei suoi generali, e ossessionato dal sospetto che a Tokyo e nelle alte sfere politiche e militari siano in atto manovre contro di lui.




Mentre in Inghilterra Churchill si presenta davanti alla Camera dei comuni per annunciare una sconfitta storica,Yamashita(d’ora in avanti chiamato Ia”tigre della Malesia”)viene elevato al rango di eroe nazionale dalla stampa giapponese; la sua notorietà suscita preoccupazioni fra quanti ne temono l’ascesa politica, e ancora una volta se ne decide l’allontanamento dal paese: nel luglio del 1942 viene inviato a comandare gli eserciti stanziati nel Manchukuò, con l’incarico di difendere la regione da un’eventuale offensiva dell’Unione Sovietica. Il generale torna in primo piano nel 1944, quando viene nominato comandante supremo delle Filippine, con l’incarico di portare a termine un’altra impresa impossibile, quella di difendere la zona dall’assalto americano. Nel corso della lunga battaglia di Leyte, le sue truppe opporranno un’accanita resistenza alle forze statunitensi. Dopo aver appreso dalla radio che il Giappone ha capitolato, continua a combattere fino al 2 settembre 1945, prima di presentarsi agli americani, per consegnare la resa nelle mani del generale Jonathan Wainwright.
Dopo la guerra Yamashita viene accusato di aver violato le leggi belliche, per non aver controllato “le operazioni dei membri del suo comando, permettendo loro di commettere brutali atrocità e altri gravi crimini contro il popolo degli Stati Uniti e dei suoi alleati,e in particolare delle Filippine”. La sua appassionata difesa, basata anche su obiezioni di anticostituzionalità riguardo al procedimento giudiziario, risulterà inefficace. Condannato a morte per impiccagione, si appella inutilmente alla Corte suprema americana. Viene giustiziato il 23 febbraio del 1946.

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 Sanjl Iwabachi



Sanjl Iwabachi - terzo da sinistra, catturato dagli alleati


Nominato ammiraglio nel 1943 dopo le battaglie di Midway e di Guadalcanal, comanda le forze navali giapponesi nelle Filippine. Muore a Manila, nel febbraio del 1945, mentre i 15.000 uomini ai suoi ordini oppongono una resistenza accanita, casa per casa, all’attacco degli americani, massacrando in un mese decine di migliaia di filippini.

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 MINEICHI KOGA







Dopo aver svolto un ruolo importante nella conquista di Hong Kong e delle Filippine, diventa comandante in capo della flotta alla morte dell’ammiraglio Yamamoto, nel maggio del 1943. Abbandona la strategia offensiva per concentrare gli sforzi sulla creazione di un sistema di fortificazioni a difesa delle isole. Muore precipitando con l’aereo che lo trasporta a Singapore per organizzarne la difesa.

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 Koiso kuniaki




Generale, comanda l’esercito giapponese in Manciuria dal 1932 al 1934 ed è ministro dello Sviluppo coloniale dal 1939 al 1940 e in seguito governatore generale della Corea. Nell’ottobre del 1944 viene nominato primo ministro al posto di Tojo, e rimane in carica fino all’aprile del 1945, tentando di creare le condizioni per una pace negoziata.Verrà condannato all’ergastolo per crimini di guerra.

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Yosuke Matsuoka







Ambasciatore del Giappone alla Società delle Nazioni, difende l’invasione della Manciuria da parte delle truppe nipponiche. Ministro degli Esteri nel 1940-41 sottoscrive il patto tripartito con Germania e Italia. Nell’aprile 1941 firma il trattato di non aggressione con l’Unione Sovietica. Si dimette prima di Pearl Harbor e, alla fine del conflitto, è accusato di crimini di guerra ma muore prima di essere processato.

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Hideki Tojo





Figlio di un generale, sarà per vari anni addetto militare in Germania e dal 1937 alla testa dell’esercito giapponese in Cina. Sostenitore della guerra totale, nel 1938 diventa capo di stato maggiore dell’esercito, quindi ministro della Guerra nel 1940, quando conclude l’alleanza con la Germania e l’Italia. Primo ministro dall’ottobre del 1941, concentra nelle sue mani anche le cariche di ministro della Guerra, dell’industria e dell’Educazione. Decide l’attacco agli Stati Uniti a Pearl Harbor e rimane il vero capo del Giappone fino al luglio del 1944, quando si dimette dopo la sconfitta di Saipan.Alla fine della guerra, dopo un tentativo di suicidio, viene condannato a morte per crimini contro l’umanità. Sarà giustiziato nel 1948.

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