Franklin Delano Roosevelt
Franklin Delano Roosevelt nacque ad Hyde Park, New York, il 30 gennaio 1882 da un'antica famiglia con lontane origini olandesi. Si laureò in legge alla Groton School e ad Harvard. A soli ventotto anni il giovane avvocato riuscì ad entrare nella vita politica, facendosi eleggere, per il partito democratico, Senatore dello Stato di New York. Nel 1920 fu sottosegretario di Stato alla marina con il Presidente Wilson, poi si candidò, sempre con i democratici, alla vicepresidenza. Purtroppo l'anno seguente fu colpito da un grave attacco di poliomielite, che lo privò per sempre dell'uso delle gambe e che gli stroncò l'ascesa politica. Dopo nove anni, con un enorme sforzo di coraggio e con l'aiuto ed il sostegno della moglie, l'ambiziosa Eleanor, riuscì a riprendersi e fu eletto governatore dello Stato di New York. Nel 1932 si candidò, per il partito democratico, alla presidenza e, l'8 novembre, vinse le elezioni. Roosevelt ottenne 22.821.857 voti ed i suffragi di 472 grandi elettori, il presidente uscente Hoover ebbe solo 15.016.43 voti e 59 grandi elettori. Il neo - Presidente ottenne la maggioranza in 42 Stati su 48. Il candidato socialista N. Thomas raccolse 824.781 voti ed il candidato comunista W. Zebulon Foster solo 102.000 voti. In quel momento L'America versava in una grave crisi economica e sociale che aveva provocato un collasso dell'apparato produttivo. Ma il presidente neo - eletto, che collaborava già da tempo con uno staff di esperti, che i giornalisti avevano definito "Brain - Trust", non scoprì le sue carte prima di essersi insediato stabilmente alla Casa Bianca. Prima rifiutò di concertarsi con Hoover, poi rischiò di non ricoprire mai il mandato. Infatti, il 15 febbraio 1933 a Miami, nello Stato della Florida, un comunista italiano, Giuseppe Zangara, già residente da tempo negli Stati Uniti, sparò sette colpi di pistola su Roosevelt. Il presidente, che stava rientrando da una crociera alle isole Bahamas sullo yacht del suo amico V. Astor, uscì incolume dall'attentato, ma il sindaco di Chicago, Anton Cermak, che era seduto al suo fianco, fu ferito molto gravemente e morì il 6 marzo seguente.
Roosevelt e i Reali d'Inghilterra
L'assassino fu subito arrestato, fu condannato alla sedia elettrica e venne giustiziato il 20 marzo dello stesso anno in una prigione dello Stato della Florida. Questo episodio fu considerato dagli americani di buon auspicio: diversamente da Lincoln, da Garfield e da McKiley, il presidente, come il suo lontano parente Theodore Roosevelt, era sfuggito alla morte in un attentato. Sabato 4 marzo 1933 Roosevelt, indicato dai giornalisti con le sole iniziali F D R, prestò solenne giuramento sulla Bibbia di famiglia; alla cerimonia dell'insediamento presidenziale a Washington erano presenti più di centomila persone nonostante il vento glaciale e la minaccia di un'imminente nevicata. La produzione agricola ed industriale era paralizzata da una crisi di sovrapproduzione e la disoccupazione cresceva in misura allarmante: più di 13 milioni di disoccupati, di cui 1 milione solo a New York, 350.000 ragazzi americani avevano abbandonato la scuola e 20.000 laureati erano alla vana ricerca di un lavoro. Enormi profitti industriali erano concentrati nelle mani di una ristretta cerchia di persone, la gran massa dei consumatori aveva, invece, redditi modesti e quindi un potere d'acquisto che non poteva reggere il ritmo produttivo; la sfrenata speculazione finanziaria aveva distolto la Borsa dalla sua normale funzione equilibratrice, l'amministrazione repubblicana, seguendo fedelmente il principio del non intervento dello Stato nelle questioni economico - sociali, non aveva cercato alcun rimedio per la crisi. Il 6 marzo 1933 Roosevelt convocò il Congresso in una sessione straordinaria e, facendo riferimento ad una legge del 1917, decise la chiusura di tutte le banche per quattro giorni, pose l'embargo sull'oro e sull'argento e sospese la convertibilità del dollaro. Queste decisioni non mancarono di stupire il mondo intero, ma tutti gli americani approvarono la decisione del Congresso che aveva accordato al presidente pieni poteri. "F.D.R." ordinò l'emissione di 2 miliardi di dollari, sospese le transazioni sull'oro e proibì ai privati di possederne, con minacce di sanzioni molto gravi. L'effetto psicologico fu notevole, convalidato ancor più dalla cosiddetta conversazione "accanto al caminetto" alla quale, tramite la radio, convocò tutti i cittadini americani la domenica del 12 marzo: per la prima volta un presidente degli Stati Uniti entrava personalmente nelle case di tutti, chiamandoli "Miei cari amici…" e continuò dicendo "…La civiltà è un albero vecchio: man mano che cresce aumentano i rami marci. I Radicali dicono abbattiamolo, i Conservatori dicono non tocchiamolo, noi Liberali cerchiamo il mezzo per salvare il tronco vecchio ed i rami giovani". Poco tempo dopo il Congresso seguì le direttive del Presidente: ridusse del 15% gli stipendi e le pensioni, inviò 250.000 giovani disoccupati a lavorare al rimboschimento delle foreste per 30 dollari al mese. Anche Wall Street reagì positivamente alle direttive presidenziali: quando le banche riaprirono, i corsi risalirono del 15 % in una sola volta, chi possedeva oro lo cambiava con azioni e obbligazioni. L'Agriculture Adjustement Act (AAA) risolse la crisi di sovrapproduzione agricola, stabilendo premi ed indennità per gli agricoltori che avessero ridotto l'area coltivata. Un’altra ratifica del Congresso definì la fine del "Proibizionismo": ormai si poteva fabbricare (e consumare) birra con il 3,2 % di alcol. Il 7 aprile alcune casse piene di birra vennero trasportate da Milwaukee a Washington, poi un camion, decorato con i colori dell’Unione, le aveva trasportate fino alla Casa Bianca con un cartello "Signor Presidente, la prima birra è per Lei!". Eleanor Roosvelt, fermamente proibizionista, fece trasferire le casse al "Press Club", ben conoscendo i gusti dei giornalisti. Nel 1935 Roosevelt riprese la politica di difesa delle classi lavoratrici, con il Nacional Labor Relation Act, più conosciuto come "Legge Wagner" che stabiliva le libertà sindacali, e con il Fair Labor Standard Act (1938), diretto a proporre un termine alle ore di lavoro (40 settimanali) ed un limite per i salari. Istituì anche la Tennessee Valley Authority, volta allo sfruttamento idroelettrico di uno dei più grandi bacini degli Stati Uniti, che rendeva il Paese un formidabile concorrente dell’industria privata. Il 4 novembre 1936 F.D. Roosevelt fu rieletto presidente degli USA con una maggioranza del 60,8 % dei voti: raccolse 27.752.869 suffragi popolari ed i voti di 523 grandi elettori di Stato, mentre il repubblicano A. M. Landon otteneva solo 16.674.665 milioni di voti e 8 grandi elettori. L’alta finanza fu continuamente ostile al Presidente, incapace di comprendere che cercava di razionalizzare il sistema capitalistico. Con il suo piano di riforme Roosevelt riuscì a realizzare un assestamento economico sociale, ma fu, invece, meno efficace l’opera risollevamento della produzione, come provano i dati, sempre molto elevati, della disoccupazione. Per quanto riguarda la politica estera Roosevelt mantenne fino al 1937 un atteggiamento di stretta neutralità; ma quando si rese conto che l’assenza degli Stati Uniti dalla politica mondiale favoriva, in Europa, l’ascesa del nazifascismo ed in Oriente dell’imperialismo giapponese, decise di intervenire. A Chicago pronunciò il "Discorso della quarantena", nell’ottobre del 1937, denunziando al popolo americano la minaccia del fascismo e, da quel momento, adottò un atteggiamento di fermezza verso le potenze totalitarie. Nel 1940 Roosevelt fu eletto per la terza volta, fatto unico nella storia dell'Unione, ottenne dal Congresso l'abolizione della legislazione neutralista; mentre preparava la sua politica per l'entrata in guerra, concedeva all'Inghilterra e ad i suoi alleati ogni sorta di aiuti. L'attacco nipponico alla base americana di Pearl Harbour, nell'Oceano Pacifico, segnò ufficialmente l'entrata in guerra degli Stati Uniti; anche in questo caso Roosevelt prese in mano la situazione con la solita grinta: operò in stretto contatto con il Primo Ministro inglese W. Churchill, con il quale, nell'agosto del 1941, aveva fissato i principi del nuovo ordine nella "Carta Atlantica". Cercò anche una collaborazione con l'altro grande alleato l'URSS, intervenendo negli storici convegni dei "Tre Grandi", che si svolsero a Casablanca, a Quebec, ad Il Cairo, a Teheran e a Jalta, durante i quali si distinse come il grande nemico della minaccia nazista. Questa però fu l'ultima delle sue titaniche battaglie, non poté mai vederne l'esito ed il successo: morì a 63 anni, il 12 aprile 1945 poco dopo aver assunto la carica presidenziale per la quarta volta.
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Dwight D. Eisenhower
Portando alla presidenza il suo prestigio come Generale comandante delle forze vittoriose in Europa durante la seconda guerra mondiale, Dwight D. Eisenhower ottenne una tregua in Corea e lavorò incessantemente durante i suoi due termini per allentare le tensioni della guerra fredda.Egli segui' le politiche moderate " di Republicanismo moderno, " sottolineando quando lasciò l'ufficio, " l' America è oggi la più forte,la più influente e la più produttiva nazione del mondo. "
Nato nel Texas nel 1890,allevato ad Abilene, Kansas, Eisenhower fu il terzo di sette figli. Eccelse negli sport alle scuole superiori e ricevette una nomina a West Point.Stazionò nel Texas come secondo tenente,dove conobbe Mamie Ginevra Doud,che sposò nel 1916.
Nella sua carriera iniziale dell' esercito,eccelse in incarichi dello staff,sotto il comando del General John J. Pershing, Douglas MacArthur e Walter Krueger. Dopo Pearl Harbor, il Generale George C. Marshall lo chiamò a Washington per un compito relativo ai piani di guerra.Egli comandò le forze alleate che sbarcarono in Africa del nord nel mese di novembre del 1942;nel D-Day, 1944, era comandante supremo delle truppe che invasero la Francia.
Dopo la guerra,diventò presidente della Columbia University,poi si congedò per assumere il comando supremo dellle nuove forze NATO riunite nel 1951.Inviati repubblicani ai suoi quartieri vicino a Parigi lo persuasero alla corsa per le presidenziali nel 1952. "I like Ike"(a me piace Ike)fu uno slogan irresistible; Eisenhowe vinse con ampio margine. Negoziando dalla forza militare,cercò di ridurre le tensioni della guerra fredda.Nel 1953, la firma di una tregua portò una pace armata lungo il confine della Corea del sud. La morte di Stalin lo stesso anno causò mutamenti nei rapporti con la Russia.
(da sinistra) Eisenhower, Bradley, Patton
I nuovi Leader della russia acconsentirono ad un trattato di pace neutralizzando l' Austria. Nel frattempo, sia la Russia che gli Stati Uniti avevano sviluppato le bombe all'idrogeno. Con la minaccia di tale forza distruttiva che pendeva sopra il mondo, Eisenhower, con i capi dei governi britannici, francesi e russi, si incontrarono a Ginevra nel mese di luglio del 1955. Il presidente propose che gli Stati Uniti e la Russia si scambiassero i programmi dei rispettivi stabilimenti militari e fornire all'interno dei propi paesi servizzi per la fotografia aerea all' altro paese. I Russi accolsero la proposta con silenzio, ma erano così cordiali durante le riunioni che le tensioni si distesero. Improvvisamente, nel mese di settembre del 1955, Eisenhower fu colpito da un'attacco di cuore a Denver, Colorado. Dopo sette settimane lasciò l'ospedale e nel mese di febbraio del 1956 i medici riferirono la sua guarigione.A novembre fu eletto per il suo secondo mandato.
Nella politica interna il presidente segui un medio corso, continuando la maggior parte del "New Deal and Fair Deal",enfatizzando un budget equilibrato.Come l'abolizione delle segregazioni raziali delle scuole,mandò le truppe a Little Rock, Arkansas, per assicurare la conformità agli ordini d'una corte federale;ordinò anche l'abolizione della segregazione raziale delle forze armate."Non ci devono essere cittadini di seconda categoria in questo paese, "egli scrive. Prima che lasciasse l' ufficio nel mese di gennaio del 1961, per la sua fattoria a Gettysburg, egli esortò la necessità di mantenere una forza militare sufficiente, ma ammoni' che dispendi militari continuati potevano produrre pericoli potenziali al nostro modo di vivere. Concluso con una preghiera per la pace " nella bontà del tempo. Entrambi i temi rimasero attuali ed urgenti quando morì, dopo una lunga malattia , il 28 marzo 1969.
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Douglas MacArthur
Nato nel 1880, entra all’accademia militare di West Point a 19 anni e ne esce con il grado di tenente del genio nel 1903. Ferito nella prima guerra mondiale, nel 1935 è nelle Filippine come consigliere militare del presidente Manuel Quezon. Al momento dell’attacco giapponese, MacArthur palesa gravi errori nella valutazione della strategia nemica e nell’allestimento del sistema di difesa americano dell’arcipelago. Su ordine di Roosevelt abbandona il presidio di Corregidor nel marzo 1942 e raggiunge fortunosamente I’ Australia.Al momento di imbarcarsi pronuncia la frase rimasta celebre: “Ce l’ho fatta, ma ritornerò”. All’Ufficio per le informazioni militari che gli chiede di cambiare il soggetto della frase con la prima persona plurale (“noi ritorneremo”) MacArthur oppone un secco rifiuto.
MacArthur durante la firma della resa del Giappone
Meno di due anni dopo riesce a mantenere la promessa, immortalato dalle foto dei reporter con i suoi immancabili occhiali da sole al momento dello sbarco americano nelle Filippine. Profondo conoscitore della storia militare, MacArthur è un generale raffinato che introduce un nuovo modo di sbaragliare l’avversario. Analogamente a quel che prevede il judo, egli basa la sua strategia sul principio che l’attacco va lanciato nel momento e nel luogo in cui l’avversario si trova in una posizione di squilibrio. Scartata ogni ipotesi di attacco frontale alle munite fortificazioni giapponesi, MacArthur opta per manovre avvolgenti con cui isolare i giapponesi, tagliandone comunicazioni e linee di rifornimento.E' tra i primi ad avvertire che nella guerra del Pacifico l’area delle operazioni include la terraferma e il mare in misura equivalente. Perciò affida alla Iogistica un ruolo essenziale e non trascura l’importanza del contesto ambientale: “La natura — dirà più tardi— è neutrale nella guerra, ma se uno la conquista e il nemico no, si trasforma in un poderoso alleato”.
(Sbarco in Normandia)
Nel prosieguo della guerra resterà sempre in aperto contrasto con ChesterW Nimitz, comandante supremo della flota del Pacifico, e sarà tra i protagonisti della riscossa americana in qualità di comandante in capo delle forze di terra. lI 2 settembre 1945 Mac Arthur riceve la capitolazione del SoI Levante sul ponte della corazzata Missouri; negli anni successivi è — in qualità di capo del comando supremo delle potenze alleate — governatore del Giappone. Presiede alla democratizzazione e alla smilitarizzazione del paese occupato dagli americani e da un piccolo contingente australiano e gioca un ruolo
attivo nella ricostruzione economica e nell’emanazione della nuova Costituzione.
Nel 1951 il suo proposito di attaccare la Cina per imprimere una svolta alla guerra di Corea e di fare uso della bomba atomica metterà fine a una delle carriere più lunghe nella storia delle forze armate statunitensi. Muore nel 1964.
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Chester William Nimtz
Nasce nel 1885 inTexas da una famiglia tedesca. Diplomatosi all’Accademia navale nel 1905, nella prima guerra mondiale presta servizio su un sommergibile.Alla testa dell’Ufficio navigazione del governo americano, entra in contatto con il presidente Roosevelt che ne apprezza subito le qualità. Nimitz valuta ottimisticamente il disastro di Pearl Harbor e, promosso ammiraglio, inizia(coadiuvato da uno staff di uomini di prim’ordine)la ricostruzione della flotta americana. Più tardi dirà: “Dobbiamo alla misericordia di Dio il fatto che la nostra flotta si trovasse a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941”.
Uomo affabile e dai modi informali, ma quando l’occasione lo richiede, determinato e inflessibile, nell’aprile 1942 è nominato comandante della flotta americana del Pacifico. Pianifica nei minimi dettagli le battaglie aeronavali del Mar dei Coralli e di Midway e la conquista di Guadalcanal, puntando sull’attendibilità delle informazioni dei servizi di intelligence americani. Dopo Guadalcanal elabora la stategia offensiva basata sulla guerra anfibia con la successione di sbarchi nelle isole del Pacifico.
È lo stratega della guerrasottomarina che annienta la flotta mercantile giapponese e culmina nello strangolamento dell’economia del Sol Levante agli inizi del 1945. Deve piegarsi al volere di Roosevelt che, accolto il parere del rivale MacArthur, opta per la riconquista delle Filippine e abbandona l’ipotesi di puntare su Formosa e la Cina. Nell’ottobre 1944 distrugge la Flotta combinata giapponese nella battaglia di Leyte. Dall’isola di Guam, che gli americani conquistano nell’agosto 1944, dirige le operazioni di sbarco a Iwo Jima e Okinawa. Il suo merito storico è di aver vinto(in meno di quattro anni) una guerra navale con una flotta che all’inizio delle ostilità era numericamente e militarmente inferiore a quella dell’avversario. Nel novembre 1945, al momento del ritiro dell’ammiraglio Ernest J. King, è nominato comandante supremo della marina. Muore nel 1966.
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George S. Patton
Veterano della Grande Guerra, durante la quale combatte sul fronte francese, svolgerà un ruolo di rilievo in alcune delle principali campagne della seconda guerra mondiale, dimostrando eccellenti capacità nella guerra motorizzata.
Dopo aver guidato le truppe di terra che conquistano Casablanca e il Marocco, nel marzo 1943 viene nominato comandante del II corpo americano in Tunisia. Promosso luogotenente generale, porta a compimento in 38 giorni, con la VII armata, la campagna di Sicilia. Nel giugno del 1944 è alla testa della III armata durante lo sbarco in Normandia; in seguito le sue unità corazzate avanzano sul territorio francese, conquistando la Bretagna e spingendosi fino a Orléans, prima di tagliare il paese per raggiungere la Lorena. Dopo aver contenuto l’offensiva tedesca sulle Ardenne, Patton avanza oltre il Reno giungendo alle porte di Praga, dove viene fermato per decisione politica. Muore in Germania nel 1945, per le conseguenze di un incidente automobilistico.
Francia - Patton passa in rassegna le truppe
Patton si sofferma con un Soldato a Messina, spesso si soffermava con la truppa in maniera informale.
Willy "Alexander" il Petbull Terrier di Patton, amico di tante battaglie
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Omar N. Bradley
Comandante del II corpo d’armata nel Nord Africa, conquista Biserta nel maggio del 1943 e viene nominato luogotenente generale. Nell’estate del 1943 guida le truppe nell’invasione della Sicilia. Prepara con Eisenhower lo sbarco in Normandia, durante il quale comanda le forze americane. Sulla terraferma, le sue truppe si uniscono a quelle di Patton per dar vita alla più grande formazione militare nella storia degli Stati Uniti, che egli conduce nell’offensiva finale contro la Germania nazista. Conquista la Bretagna, Parigi, poi Treviri e Colonia, prima di ricongiungersi alle truppe russe, il 25 aprile 1945. Dopo la guerra, dal 1949 aI 1953,è presidente del Comitato dei capi di stato maggiore. Muore neI 1981.
(da sinistra) Bradley, Montgomery, Dempsey
Bradley con il Magg. Generale Terry de la Mesa Allen (sinistra) comandante
della 1^ Divisione di Fanteria.
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Mark W. Clark
Figlio di un colonnello dell’esercito,nel 1918 combatte in Francia.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale ha il grado di maggiore, ma a partire dal 1942 compie una spettacolare ascesa, che lo porta a diventare comandante delle forze di terra statunitensi in Europa. Progetta l’invasione del Nord Africa e giunge in Algeria con un sottomarino per preparare l’azione con i francesi. Alla testa della V armata, nel settembre del 1943 sbarca a Salerno, riuscendo poi a resistere agli attacchi tedeschi.
Guida il fallito tentativo di sbarco alleato ad Anzio e ordina il bombardamento di Montecassino, per il quale verrà duramente criticato. Il 5 giugno 1944 fa il suo ingresso a Roma. Diventa poi comandante in capo di tutte le forze alleate nel Mediterraneo. Dopo la guerra è comandante delle forze di occupazione in Austria e capo delle forze ONU in Corea, prima di andare in pensione nel 1953. Muore nel 1984.
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HARRY S.TRUMAN
Nasce a Lamar, nel Missouri, nel 1884, in una famigIia di agricoltori. Partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria ed esercita vari mestieri e attività commerciali prima di entrare in politica nelle file del Partito democratico. Senatore dello stato del Missouri (1934-44), collabora all’opera legislativa promossa dal presidente Roosevelt. Nel 1941 acquisisce un notevole prestigio alla guida di una commissione d’inchiesta del Senato sul programma di difesa nazionale, che mette in luce gli sprechi e le deficienze del settore. Eletto vicepresidente degli Stati Uniti nel 1944 a fianco di Roosevelt, ne prende il posto alla sua morte nell’aprile 1945.
Durante i pochi mesi della sua vicepresidenza non ha avuto parte attiva nelle principali decisioni politiche del paese: si trova così, senza alcuna esperienza specifica, ad affrontare le complesse questioni delle ultime fasi della guerra e a dover compiere scelte decisive; consapevole di ciò, si rivolgerà così ai giornalisti:”Ragazzi, se non avete mai pregato, ora pregate per me”.
Segue una linea di continuità con le scelte del suo predecessore, basandosi sul sostegno di un ristretto nucleo di consiglieri. Partecipa alla conferenza di Potsdam, nel corso della quale informa gli Alleati che gli Stati Uniti hanno messo a punto la bomba atomica, portando a compimento un progetto del quale egli stesso ha da poco preso piena cognizione. Determinato ad accelerare la resa incondizionata del Giappone e a risparmiare il maggior numero possibile di vite di suoi connazionali, decide di utilizzare la nuova arma sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, compiendo una scelta della quale confermerà sempre la validità, perché dettata da considerazioni di natura puramente militare. Nel dopoguerra orienta la politica estera americana verso un’azione di contenimento dell’espansione del comunismo e di sostegno alle democrazie europee. Nel marzo 1947, enunciando davanti al Congresso la “dottrina” che da lui prende il nome, per promuovere una politica di aiuti a favore dellaTurchia e della Grecia, inaugura la linea di intervento economico e militare a sostegno dei paesi minacciati dall’Unione Sovietica, e opera per l’attuazione dello "European Recovery Program" (Piano Marshall) per finanziare la ricostruzione nei paesi europei. Negli anni seguenti gestirà le fasi cruciali della guerra fredda. In politica interna sostiene una linea di moderato riformismo, trovandosi a dover contrastare l’opposizione della maggioranza repubblicana al Congresso e di parte del suo stesso partito. Nel 1948, contrariamente alle previsioni, viene rieletto presidente. Con la creazione della NATO avvia la costruzione di un sistema di difesa occidentale, e nel 1950 decide l’intervento statunitense in Corea del nord, contrastando però i piani di estensione del conflitto sostenuto dal generale MacArthur.Alla scadenza del mandato, nel 1952, si ritira dalla politica.
Muore nel 1972.
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George Catlett Marshall
George Catlett Marshall, generale statunitense, nasce a Uniontown, Pennsylvania nel 1880. Nel 1939 fu nominato capo di stato maggiore dell'esercito. Nel dicembre 1941 divenne il responsabile della formazione e dell'organizzazione delle truppe statunitensi su tutti i fronti di battaglia con lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'intervento degli Stati Uniti nel conflitto. Consigliere del presidente Franklin D. Roosevelt, partecipò alle conferenze degli Alleati a Casablanca, a Quèbec, a Teheran, Jalta e Potsdam. Nel 1945 il presidente Harry S. Truman lo nominò ambasciatore in Cina. Nel 1947 Marshall sostituì James Francis Byrnes nella carica di segretario di stato e diede inizio al programma di aiuti economici, noto appunto come piano Marshall, con il quale gli Stati Uniti fornirono finanziamenti ai paesi dell'Europa occidentale per la ricostruzione postbellica. Negli anni 1950-51 Marshall fu segretario alla Difesa. Nel 1953 fu insignito del premio Nobel per la pace, in considerazione del contributo da lui dato alla rinascita economica europea. Muore a Washington nel 1959.